giovedì 17 aprile 2014

Il corpo dei rievocatori

Altro post provocatorio, mentre sto preparando uno di storia vera. Abbiate pazienza.
Non voglio avere ragione in assoluto, ma voglio solo stimolarvi a un ragionamento che siate voi pubblico oppure organizzatore di eventi oppure altro rievocatore deve avervi sfiorato prima o poi e magari vi ha messo anche in discussione.
Il rievocatore è o ha un corpo. A me viene da pensare che sia un corpo e qui sta il problema, perché il corpo di un rievocatore è il corpo di un uomo e di una donna nati almeno dopo la metà del 1900 e quindi è un corpo ben diverso da quello dei suoi avi: è più alto, più forte, più sano, meno abituato a certe fatiche. Controsensi, ma reali. Quindi se rievoca un uomo o una donna nati ben prima del 1800 sarà di suo un controsenso storico, un non filologico. Pazienza voi direte...forse dico io.
i napoleonici
i napoleonici
Il rievocatore è un corpo in quanto sul suo corpo segna la sua vita fatta di emozioni, ricordi, passioni, dolori. E' un corpo che si riempe di cicatrici vere nate magari da sport altri oppure dalle malattie e queste cicatrici non si possono cancellare mettendo un abito di foggia antica: queste cicatrici sono il marchio della sua vita e come tali vanno rispettate. E' un corpo che è arrivato alla rievocazione facendo un suo percorso personale, magari dopo essere passato attraverso altre passioni e quindi magari ha segnato con un tatuaggio un certo passato. E' un corpo che condivide con altre passioni e quindi non potendo scindersi, mostra a tutti quanto egli come individuo sia poliedrico, particolare, unico. E' un corpo che lavora e quindi, magari sì, vorrebbe avere il taglio storico, i baffi storici, ma non può farlo perché il suo capo ufficio o i suoi clienti non capirebbero e poi come potrebbe pagare le bollette? E' un corpo che vuole cambiare, che vuole esprimersi e allora barba, baffi, pettinature, colori sono il modo in cui racconta agli altri chi è perché la vita del rievocatore è dal lunedì alla domenica e dalla domenica al lunedì qualunque cosa faccia. E' un corpo che prende medicine, che magari non può portare le lenti a contatto, che si rompe e quindi via di gesso, tutte cose che i suoi avi non hanno avuto.
Ma è anche un mezzo per far trasmettere al pubblico la sensazione di avere una macchina del tempo e quindi deve avere rispetto del personaggio che fa vivere. Gli eccessi del corpo, della propria individualità vanno sopiti per due giorni, cercati di storicizzare, arrivare al compromesso.
i medievali
i medievali
Quindi?
Quindi bisognerebbe incontrarsi a metà e capirsi negli occhi e vedersi per quello che si è. Perché il rievocatore non è un manichino che può trasformarsi a piacimento proprio o altrui, dimenticare i segni che si porta addosso, manipolarsi per il volere altrui ed essere davvero un uomo o una donna del periodo X; non può essere una tela bianca su cui altri possano scrivere la storia come la vedono; non può nemmeno essere un provocatore e urlare a tutti con il suo corpo "me ne frego di voi, dei vostri pregiudizi e delle vostre visioni, io sono così". Bisognerebbe arrivare al giusto mezzo, capendo che
- gli occhiali non sono un vezzo ma il modo per comunicare col mondo, a volte un presidio medico, e quindi meglio un rievocatore con gli occhiali che comunica che un rievocatore senza che sbatte contro tutto e tutti. Ovviamente gli occhiali non devono essere alla Elton John.
la didattica fatta seriamente
la didattica fatta seriamente anche con un paio di occhiali
- che i baffi e la barba che porti sono quello che sei, ma se non hai il taglio a tazza per il 1400 o la chioma fluente per il celta ce ne faremo una ragione. E così vale per le donne, cercando di far capire che no, il fucsia non era un colore di capelli accettabile per qualsiasi periodo storico precedente al 1970, ma se ti metti una cuffia o un velo non lo noterà nessuno.
- che i tatuaggi che porti raccontano chi sei e quindi cosa ti ha portato anche a raccontare la storia agli altri. Sarebbe meglio coprirli, ma se la copertura risulta risibile e grottesca, mostrali e fallo diventare un momento didattico, visto che la storia è anche la storia dei tatuaggi.
- che la tua fisicità (magro, grasso, alto e basso) non ti deve impedire a ricoprire qualsiasi ruolo tu voglia, purché tu lo faccia al tuo meglio. Ovvio che ci sono persone che risultano più credibili e più affascinanti nei panni che indossano, ma tu nei tuoi panni starai sempre bene quando ti diverti.
- che se il tuo fisico ti chiede riposo perché le condizioni della rievocazioni sono impervie (troppo caldo, orario assurdo per programma fatto da poltronisti, pioggia battente e freddo), al tuo fisico lo devi concedere, ma se lo fai perché ubriacarti è il tuo modo di fare rievocazione mi sa che hai sbagliato qualcosa.
la stanchezza dei templari
la stanchezza dei templari
E poi gli esempi potrebbero sprecarsi e ognuno di voi potrebbe citarne mille, ma io mi chiedo se veramente vediate quel corpo moderno nella persona che è il rievocatore che avete di fronte mentre vi fa didattica, fa sperimentazione, ci mette anima cervello e cuore a raccontarvi quello che più ama al mondo. Io credo che tutti voi, spettatori, organizzatori e altri rievocatori, vediate solo la passione, la forza, il coraggio dell'altro e che queste vi facciano fare il vero salto nel tempo. Pensateci e piantatela di essere puntigliosi e rompiscatole col corpo degli altri.
ecco cosa significa raccontare la Storia e avere il pubblico che ascolta
ecco cosa significa raccontare la Storia e avere il pubblico che ascolta

1 commento:

  1. Il giusto modo di vedere le cose. Mi è davvero piaciuto questo post. E' stato ispirato da qualche esperienza rievocativa recente?

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